Valorizzare il patrimonio archeologico riemerso durante la realizzazione delle infrastrutture ferroviarie e viarie nazionali è un’attività che il Polo Infrastrutture del Gruppo FS, di cui Rete Ferroviaria Italiana è società capofila, porta avanti con impegno e costanza.
Se ne è parlato al Salone Internazionale del Restauro di Ferrara, appuntamento fieristico internazionale dedicato al recupero e alla conservazione dei beni culturali e ambientali, al quale il Polo Infrastrutture ha partecipato con il coinvolgimento di Archeolog, Ente del Terzo settore del Gruppo FS composto da Rete Ferroviaria Italiana, Italferr, Anas e Quadrilatero Marche Umbria, nato con lo scopo di conservare, restaurare e valorizzare il patrimonio archeologico rinvenuto durante la realizzazione di ferrovie e strade.
Polo Infrastrutture e Archeolog hanno raccontato alcuni dei ritrovamenti più significativi nell’ambito di un panel dal titolo “Infrastrutture e Archeologia: scoprire il passato per costruire il futuro”. In questa occasione, la Presidente di Archeolog Ilaria Maggiorotti (Responsabile Asset Strategy Advisory RFI) ha condotto un dibattito con vari esponenti del mondo dei beni culturali appartenenti alla Direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e all’Istituto Centrale per l’Archeologia, oltre che alle Soprintendenze di L’Aquila e Teramo, Chieti e Pescara, Viterbo ed Etruria meridionale. Sono inoltre intervenuti Domenico Targia, Direttore del parco Archeologico di Himera, Solunto e Iato, e l’Archeologo Professore Stefano Vassallo; Alessandro Vanzetti, Professore di Preistoria e Protostoria, Scienze dell’Antichità Università di Roma “La Sapienza”.
Durante il panel, anche gli archeologi del Polo Infrastrutture hanno avuto spazio per raccontare in modo dettagliato il loro lavoro quotidiano e i ritrovamenti più interessanti effettuati nel corso degli anni. Le società del Gruppo FS che si occupano di progettazione e realizzazione delle opere, infatti, si avvalgono ormai da tempo di strutture specialistiche interne con l’obiettivo di indirizzare la progettazione sin dalle prime fasi, contemperandole alle esigenze di tutela dei beni culturali. Queste attività si caratterizzano per una stretta collaborazione con le Soprintendenze dei territori interessati dalla progettazione, affinché i progetti adottino soluzioni che abbiano il minor impatto possibile sul patrimonio storico-archeologico.
Per rendere l’idea dell’impegno messo in campo, basti pensare che lungo i primi 200 km della linea AV Roma-Napoli è stato rinvenuto in media un sito archeologico ogni 500 metri e l'archeologia ha pesato per il 5% del costo totale dell'opera. Altri due esempi più recenti riguardano Pomezia e Furbara, due cantieri ferroviari nel Lazio: nel primo caso sono stati ritrovati reperti risalenti al II-IV secolo d.C. che si riferiscono a un antico tracciato stradale fiancheggiato da resti di mura di una villa abbandonata precocemente, come si deduce dal successivo impianto di una necropoli con diciassette sepolture; a Furbara, invece, sono emersi i resti di un insediamento produttivo e commerciale.
Tra le iniziative specifiche di Archeolog, inoltre, è degno di nota il Protocollo di Intesa firmato il 19 Aprile 2024 insieme a RFI e alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno relativo alla concessione in comodato delle aree dell’ex cantiere dove sono state rinvenute le Navi Antiche di Pisa – ora esposte nel Museo delle Navi Antiche di Pisa – nel quale la Soprintendenza investirà oltre 1 milione di euro con fondi assegnati dal Ministero della Cultura.
La valorizzazione dei ritrovamenti archeologici rappresenta un contributo diretto alla promozione della storia, della cultura e del turismo. Un percorso in cui il binomio “Infrastrutture e Archeologia” può acquisire un significato nuovo e positivo, volto a diffondere non solo cultura ma una più ampia sensibilità etica e civile.